Giovane è il tempo
È spina il tempo,
ferisce e rifiorisce
nel sangue, dentro la carne
in questo silenzio acuto
che sembra già una resa
Il tempo è una rosa
che brucia nel fuoco
dei battiti
in una terra straniera
È il cuore
di un paese
straziato
che respira ancora
tra le macerie
nel fiato orfano di un cane
a vegliare
un’alba senza nome
Giovane è il tempo
nella trasparenza dell’abisso
come un groviglio d’azzurro
tra le stelle e gli ulivi
e un sussurro d’erba – un soffio appena
nell’invisibile del mondo
Tiziana Gabrielli


Significazione critica della poesia “Giovane è il tempo”
di Tiziana Gabrielli
La parola etica e filosofica della Gabrielli è configurazione kierkegaardiana del tempo in spina nelle carni, angoscia dell’estromissione dall’essere, che è umana resa, restituzione all’alterità del suo aver da essere irraggiungibile e consegna di sé alle mutevoli forme inarrestabili del divenire. Il tempo odierno è sempre giovane al monito della poetessa: lineari e progressive dipartite, a popolare l’identità parfitiana nella sua successione isolata d’istanti orfani per patricidio, anche privi della continuità della memoria, del valore del nome, in assenza di un’oggettualità come senso, della ripetizione rituale di un’origine, di sacralità, di ogni etica dell’azione, che è invece soglia dell’umano nella parola, fra natura e cultura.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti