Cogito
Anche se non volessi
la forza d’inerzia
che mi manda avanti
gravita e mi scavalca
riesco a perdermi là
dove sconfina l’idea
non traduco ma conosco
la particella che mi resta
ne sa molto più di me.
Il geniale illusionista è lontano
io sono il suo potere
liberamente stupisco
mi specchio e incenerisco
alla fine quando diverrò
qualcosa di diverso
il macigno che mi aveva sorretto
diverrà un breve respiro d’Universo.
Massimo Mezzetti


Significazione critica della poesia “Cogito”
di Massimo Mezzetti
Il Mezzetti figura la soggiacenza d’involontarietà all’umano, in qualità d’immutato stato di moto uniforme, sino a che il movimento superi il pensiero: la tensione dell’essere è conoscenza, che non tradisce, così la sapienza del corpo, a dispetto della mente, alla verità è più vicina. La trascendenza al poeta è illusione; la poiesis è dell’uomo, nella meraviglia del riconoscimento e nella morte per la trasmutazione. Allora il macigno nietzscheano, il dover essere costitutivo e stesso, che erige l’uomo, è vinto dalla sintesi panica e sensoriale al mondo.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti