Tenero bacio di primavera
Si infrange lo specchio
al grido del mio silenzio.
Silenzio che incombe
tra le stanze vuote del mio cuore.
Piove dalle pareti
come se fosse inverno
mentre fuori il tramonto
tinge di rosso
fiori e bacche
al canto d’un usignolo
che torna al nido e tace
al fragor d’una notte di pensieri
che hanno la tua voce.
In quel mentre mi adagio
su un letto di petali
di candida neve
allo sbocciar d’un mandorlo,
tenero bacio di primavera
che labbra
non sanno più dimenticare.
Rosaria Lo Bono


Significazione critica della poesia “Tenero bacio di primavera”
di Rosaria Lo Bono
Tanto è il dolore di un distacco, che la parola della Lo Bono muore nella sua dimensione metafisica trascendentale, nella sua dualità all’oggetto, per tornare al grido della sua perdita e rinascita, che scioglie il nichilismo della vecchia forma e riporta al senso, al silenzio tattile della presenza instante al grembo rispondente della natura, che attende, che accoglie, che instilla nei rossi sanguigni la volontà della vita. Il continuum gestante dell’indistinzione di soggetto e oggetto è il presupposto, il luogo sostanziale permanente, l’irriducibilità indeclinabile, che è l’aver da essere nella forma dell’incontro al mondo, in un abbraccio di opposti, in sinestesia, per il segno diretto di vita eterna di tutto quanto perduto, che ritorna.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti