Prima del diluvio
ruotano i giorni a brevi vortici
appena intaccati dal verde
sguardo dell’acqua: verrà pure
altro intersecato di parole
estranee, come scie di luce smarrita
come un respiro invisibile
– grigie aurore
è l’autunno addentrato
negli ultimi boschi, è il passo
di un innocuo animale
tra le felci, le spine –
piccole trame
a protezione di sentieri antichi
pochi conoscono questi passaggi nascosti
e la tua mano come indicava imprecisa
direzioni di tempi lontani, dimenticate
mentre la vita ci passava di fianco
senza proteggerci
* * *
quest’altra notte, che venga
inattesa
ne fu la pace, volti che fummo
noi pure allo sporto
che cercavamo tra i rami prossimi, in fondo
da dove la luce intatta avrebbe segnato un sottile
solco
avvicinati
i pensieri e le dita
all’apparenza del vano, fuori
da noi erano – taciturne –
quelle tracce di anime
con il loro lievissimo
sorridere.
Vincenzo Ricciardi


Significazione critica della poesia “Prima del diluvio” di Vincenzo Ricciardi
La parola chiaroscurale del Ricciardi è luogo diveniente di consunzione al transito, al vacillare sbalzante, fra dimensione familiare ed estranea, lungo il filato che inarrestabilmente getta alle cose, in una tensione di ricerca dell’uomo, desostanziato da se stesso, relazionale all’alterità, sempre traslato dalla vita instante, all’apparenza orfana della propria origine e condannato al segno che aggetta alla soglia mai pienamente dischiusa dell’oltre, all’oblio, alle acque della nascita, della morte.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti