Critica in semiotica estetica dell’Opera “Mare di Marzo” di Stefania Fienili
Il cromatismo sfumato della Fienili è connubio di forma ed emozione, poiché la forma non è arresto all’artista, non è mai rinuncia del libero divenire dell’essere, al moto del sentimento. La forma della coscienza è un viaggio nocchiere, dalla forma arenata e delusa dalle concrezioni sociali di un significato prigione, alla salpante figurazione, illusa di conquistare tutto il mare dell’inconscio, alla forma umile, come verità dal passo in errore. La forma è disciolta in materia, convibrata all’emozione, a ritrovare la sinestesia, breve, di quell’infinità perduta. L’aver luogo nell’altrove è il rituale di una partenza e di un ritorno, di una forma sempre imperfetta, che è mancanza, domanda e invocazione della vita, per affrancamento dalla morte.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti