Critica in semiotica estetica dell’Opera “Il pizzo della conchiglia” di Katia Seri
Il libero gesto pittorico della Seri si abbandona all’armonia dialogica d’acqua e di luce, lungo l’avviluppo dell’ascolto profondo interiore, al ritmo dell’eco, che risale a un’origine inaudibile e dimentica. L’artista chiama coralmente in presenza l’assente, nella kìnesis, al nicchio marino dell’orecchio di dionisio. L’umano ha la natura seconda dell’eco, del segno che rimanda ad altro, ma nell’esperienza originaria il nome è cinestesi emotiva di suono, di visione, di percezione sulla pelle e la deità, il pizzo della conchiglia, è il nome collettivo nel quale l’uomo si chiama.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti