Critica in semiotica estetica dell’Opera “Conscio, inconscio” di Roberto Rossi
La ricerca pittorica del Rossi è passaggio rituale da una kìnesis, alimento notturno, ad una parola diurna: la soglia dell’umano è evento ciclico dell’uomo nella coscienza. Il senso ha la natura cinetica del ritmo e la coscienza è un momento secondo: un seguire e un ripetersi da un’origine, mai presente in sé. Ogni essere umano è eco riecheggiante di un suono originario inudibile. L’artista racconta che l’oggettività della coscienza astrae dal dolore, è anestetica: il soggetto cosciente ha il ruolo del visore disinteressato, che tutto pone in epoché per la conoscenza. Ma ogni visione è nembosa finzione, relativa alle pratiche di sapere in uso. Occorre lasciare aperto in noi il transito della verità: ogni presenza, dal caos al cosmo, è passaggio e soglia, un eccolo di nuovo e un aver da essere. La presenza è nella tensione o intenzione: il soggetto che siamo è a distanza.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti