spazio proiettivo
addormentare lo schiocco
della vita
e riposare il tempo
nell’immenso silenzio
di un vagito
Stefano Zangheri


Critica in semiotica estetica della Poesia “spazio proiettivo” di Stefano Zangheri
La parola transitante dello Zangheri segna la soglia esistenziale dell’uomo nella natura costitutiva del ritmo, del movimento binario in battere e levare. Il suono battente è presenza precategoriale e irriflessa al mondo della vita, l’alzata è il momento secondo della rappresentazione: eco di un’origine mai presente in sé. La conoscenza è sempre un segno che rimanda all’inconoscibile. Il soggetto è a distanza metafisica: è kìnesis, movimento, riconoscimento e aver da essere in tensione. Si perde l’eden del contenimento primario del grembo materno e si è nel clangore dello strepito che ricuce, nella proiezione psicoaffettiva dello spazio, al suo ricordo immemoriale.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti