Luna silente
Quietissima notte della terra,
una sorgiva vergine lama di gelo
trafigge il tuo sereno.
Non c’è segno
nel volgersi lento dei cieli,
il dialogo non muta,
come in un rito consueto
in me riarso piego
il silenzio antico della luna
a memoria di un viso,
di una mano levata a spartire
capelli di miele sulla fronte.
Giulio Bernini
Significazione critica della poesia “Luna silente” di Giulio Bernini
La cocente nostalgia del Bernini apre la notte al cerimoniale incontro sinestesico con l’amore, felicità oggettualmente all’uomo disconosciuta. L’umana sorte è consegnata al riflesso lunare, la parola, come lama di luce seconda, è luogo generativo sempre pur vergine al cospetto del ventre notturno dell’essere del desiderio. Non c’è segno che abbracci l’oggetto d’amore, eppure, la sinestesia dei sensi del poeta, atto transitivo, da un intatto tangere di parola, arriva a vincere sulla solidità di un mondo oggettuale e sfiorare ancora, nella finzione creativa di una realtà soggettuale e nell’emozione, il perduto.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti