Su di una sponda amara
Su di una sponda amara ammiro
incerto partenze di navi solcare
i seni delle onde, e già cantano
i marinai inni al povero Celeste.
Fuor dai miei confini invisibili
così lento m’incammino tra
ancore e foschie, e sfumano
contorni e volti sconosciuti.
Soggiogando il fato si rincorrono
nei fondali le creature marine,
e divengo il triste compagno
di giochi d’un pavone solitario.
E lascio sfrondare questa notte
di pietra, e già divengo giardino
e giardiniere dei miei silenzi,
tessitore di umani oceani.
Così volgo a lacrimare mille
patrie lungo alti cipressi,
e a rivestire il sole di maggio
di rimanenze d’autunno.
E questo giallo sbiadire di campi
e sentieri si fan pesanti in petto
come un temporale dentro
L’animo che duole di pene.
E tra alti pendii scoscesi reclama
Il silenzio un dolce rimpatrio,
e già rivedo nuove sponde
nella rotta dell’amaro ritorno.
Marcello Di Gianni


Significazione critica della poesia “Su di una sponda amara”
di Marcello Di Gianni
Fra coscienza ed inconscio è la condizione dell’umano al Di Gianni, in bilico sulla perdita è transito, è viaggio, è rimando di sé ad un senso che trascende, che è sempre altro. L’alterità riscrive l’identità: la dimensione antitetica si scioglie nell’ekstasis, che è infinità e libertà dal dato di presenza oggettuale, in una sensibilità originaria e desoggettivata. Il simbolismo del poeta figura la dimensione ctonia e la coscienza in cromia mutevole e sempre scomposta dello sguardo. Il chiasmo del movimento sensibile è transustanziazione: il senso è silenzio, che ineffabile appare nella voce, e la voce ribatte l’intatto silenzio. Così il mondo è il luogo grembale, che seppellisce e, sempre nuova, dona luce all’identità: il segno è autunnale, è amara condanna ad un perpetuo esilio dell’essere dalla casa del senso.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti