Venere luminosa
Amore
recitami poesie
di stelle scintillanti
di primaverili campagne
di tiepidi sussulti di sole
o d’argentee betulle
da luce baciate
che guardano ad est.
Così
mentre tu parli
riverbera di luce e calore
fra ialine gocce di vespro
il corallo di fuoco
che ammanta il creato.
Fiore iblèo
il ghirigoro di questo tramonto
che tende le braccia
all’amplesso serale.
E ad ovest eccola lì
Venere luminosa
della sera prima è la stella
tra cristalli di ghiaccio che fa capolino
a spiar l’innamorate pupille
nell’ora che più struggente volge il desio.
A lei vola un mio bacio
gemma lontana
nell’azzurro ormai blu della notte
dolce fiaccola del giorno che muore
tenero vagito della notte che nasce.
A lei chiedo
effondi le tue note d’amore
falle viaggiare sulle brezze serali
portale a noi innamorati
sempre più folli
della tua notte
sempre più schiavi!
Mauro Montacchiesi
Significazione critica della poesia “Venere luminosa” di Mauro Montacchiesi
La parola classica e sublimatrice del Montacchiesi invoca Venere, luogo transferale che declina il piacere e velatamente nasconde l’oggetto d’amore al riverbero, accrescendo infinitamente nel rimando il desiderio del suo svelamento: la parola è cinto venereo, è volontà di rinvio con le vesti simboliche dal senso al significato. Il desiderio crea spazio e differenza, come distanza incolmabile, per una tensione di vita amorosa che sia inesausta alla conoscenza, inesauribile dell’abbraccio di notte e di giorno, d’inconscio e di coscienza.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti