Critica in semiotica estetica dell’Opera “Circolarità” di Massimo Panzavolta
Lo sguardo fotografico del Panzavolta cattura la sospensione obliqua dell’immagine, a figurazione della dimensione instabile delle cose: il corpo è orientamento, è terreno in tensione, il corpo vivente è supporto configurante del transito. Il soggetto si conosce fra presenza e assenza, nella nebbia, come nella parola a distanza metafisica, sopra il movimento circolare e ritmico del vivente. L’artista racconta l’identità nella traccia, nel segno, nel riconoscimento memoriale: la stasi assoluta della presenza assoluta non esiste all’uomo. Il movimento è ritmo, il ritmo è ripetizione, la ripetizione è forma, kòsmos: ogni cosa è arte del movimento inarrestabile.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti