Critica in semiotica estetica dell’Opera
Il minimalismo astratto della grafica del Bona tende ad un’arborea bellezza di foglie-segni, attraverso il movimento ritmico che attinge al caos per l’ordine della coscienza. È un effetto della pratica alfabetica la ricerca delle cose nella loro forma universale, soprasensibile e metafisica: l’oggettività della visione. Il soggetto universale è anestetico, estraneo al senso e schiacciato sulla bidimensionalità dell’informazione del significato, pubblico, logico, convenuto. È consapevole l’artista che l’in-sé dell’oggettività è diventato favola; è costitutivamente necessario all’uomo tuttavia inscrivere un evento nella luce del sapere. Nel ritmo del sapere siamo il momento secondo, specchiato: ripetizione di un’origine mai presente in sé. La sofferenza dell’uomo è non essere: è la distanza metafisica della presenza, distanza cinetica, quando la stasi è necessaria figura retroflessa del moto, sempre ad esso relativa; perché la stasi assoluta, come la presenza assoluta, non esistono.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti