D’Autunno
D’Autunno, sai, le foglie, si fermano sui rami
ad aspettar quel fil di vento e salutar chi ancora resta
in questo cielo grigio argento
e rosso vino, quanto basta.
Il giorno punge di castagno e malinconico abbandono,
tutto, intorno, sembra stanco.
Profumo di bosco e sapore di fumo
è aroma di mosto e terra di nessuno.
Sarà nebbia o il buio dentro che ci svuota
o il freddo sole, sopra i colli
e noi, del carro, un’altra ruota.
Sarà sera senza voci o notte scura, senza luci
che, del dì, ci fa paura
o il rumore della vita che ci manca,
sotto i tetti e tra le mura?
D’Autunno, amica fiamma, sono foglia in volo, anch’io,
dall’estate che si è spenta a un ingiallir che non conosco…
e quando è piena, questa luna, di campagna senza neve,
del mio andar non ho più traccia e dal mio inverno, il passo, è breve.
Vago in cerca di un sostegno per sfuggire al mio destino
sola, immota e controvento.
Profuma di muschio, all’alba, la mia strada
e si ammanta di fresco, di guazza e rugiada.
Sarà del primo sole che si accende
il bacio che m’inebria
a volteggiare tra le fronde?
Sarà che se mi abbracci, ora, tu, potrai sfogliarmi ancora
ed io, tra i versi di un amore,
sarò lì come un ‘per sempre’,
senza età, tra le parole.
Alessandro Inghilterra


Critica in semiotica estetica della Poesia “D’Autunno” di Alessandro Inghilterra
La parola sensoriale, delicata, elementare e spirante dell’Inghilterra accarezza e differisce il tempo fra i movimenti rituali rimici e allitteranti, e pur risuona della connaturata fragilità in divenire. Il poeta sussurra il segreto che serba la vita eterna dell’uomo, che vince il tempo e la morte, che non risiede nel logos, foglia caduca, ma al silenzio della vita, nell’abbraccio instante al continuum con l’amata, all’evento indeclinabile dell’infinità, che sempre resta nell’andare.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti