Vivrò
La tua voce somiglia
all’alito caldo del vento
sui campi di ginestre
splendenti di giallo ed oro
e un’eco attraversa
il mare che ci divide,
percuote conchiglie
sepolte dalla sabbia
come lo fu il mio cuore
prima di te.
Vibrando, le sue corde suonano
chitarre di nostalgia
e note dolci di sogno
in fondo all’anima mia.
La tua assenza mi urla dentro
più forte delle parole che dici
e quelle che non mi dici
scavano solchi invisibili,
dolci e sensuali parole
sempre troppo distanti,
parole che come il vento corrono
sul mare della lontananza,
tolgono il fiato
e strappano sulle onde azzurre
bianche vele ormai logore
da anni di tempeste.
Vivrò per ascoltare la tua voce
per tanto tempo ancora,
finché per me ci saranno
il sole, il mare e il vento
a ricordarmela sempre,
come un rimpianto senza fine
o una sottile speranza.
Giuseppina Crifasi
Critica in Semiotica Estetica della Poesia “Vivrò”
di Giuseppina Crifasi
Dolce ed emotiva, la parola della Crifasi disegna la melodia aerea dell’amore, che affida alla voce amata il moto del desiderio di una mancanza ad essere, che cerca di sé, sospinta dall’urgenza dell’altro e rinuncia alla direzione della mente. La vita è la linea estensiva di retroflessione e anteflessione dell’evento d’amore. Si apre così un nuovo modo di incontrare il mondo e un nuovo senso di sé e del mondo, che tutto riconfigura, metaforizzando l’evento. Il corpo della vita sarà movimento, fra il “rimpianto” della distanza da un’origine e la “speranza” che volge alla destinazione, segno del transito di senso.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti