Ode al nascente riso
All’ultimo baglior del sole –
L’immoto spazio ed
I casolari instanti
Raminghi sussurrano al silenzio
Che si frappone.
La terra brulla e grassa
Di nera conformazione
Riposa ascosta sotto pozze
Immense
E la lenta Vita si posa
Al cigolar del globo –
Ma nulla canta
La di lei marcescenza,
E immagini di placche
A specchio ornate
Rilucono ampie scintille
Fredde nella fredda
Volta digradante.
All’erta la ritta testa
Dell’eletto riso –
Fior d’acquitrino –
Ad ammirar con
Compiaciuta mollezza
Il declino di questo
Giorno.
Matteo Bona
Critica in Semiotica Estetica della Poesia “Ode al nascente riso”
di Matteo Bona
Inneggiante e arcaico, il verso del Bona invita al tramonto delle certezze e al riso lunare, alla potenza dell’ironia, che simula e dissimula, con andamento dialettico e dilemmatico, che denuncia le coscienze soddisfatte delle loro visioni cristallizzate, che infrange i falsi valori, per un nuovo fingere, per rinascere dal silenzio notturno della verità, che sposa l’occhio alla terra. Il poeta trasgredisce la norma, scioglie il nodo emotivo, sdrammatizza le minacce identitarie della morte, dilaziona l’emersione a coscienza, ristabilisce la sintonia del tutto, ricuce le distanze ed è catarsi. Perseo sconfigge la gorgone con l’immagine riflessa e seconda, inscritta al divenire dell’essere sul piano transizionale, perché solo il possibile feconda la datità del reale.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti