Critica in semiotica estetica dell’Opera “Angel station” di Henrik Saar
L’espressione onirica e filosofica del Saar simboleggia la stazione del divenire esistenziale, ove l’artista coglie la battuta fugace d’arresto del viaggio entro l’istante di una trascendenza immanentistica all’essere. Nulla si crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma è la legge naturale di conservazione della massa e dell’energia, poiché la massa è energia e l’arte è un taglio d’identità e di tempo che rileva l’energia sempiterna: il battere angelico della verità, che risolleva il levare itinerante della rappresentazione.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti