Critica in semiotica estetica dell’Opera “Pugni chiusi” di Claudio Limiti
La fotografia verace e sperimentale del Limiti esprime lo sforzo e il desiderio archetipico dell’uomo di unire, di legare, di raccogliere, pur non possedendo che una successione di punti, d’istanti, d’inizi isolati e delusi: il pugno chiuso è il segno che racchiude cavati frammenti di forme coscienti. È la lotta impari contro la continuità del supporto materiale della vita, l’invisibile che orla sempre la visibilità dicibile. Ogni gesto è segno di un desiderio, ad esibire il vuoto della mancanza del mondo, entro un’inequabile complementarità. Il compimento è sempre insoluto ed eccentrico al gesto, che nulla afferra se non un pugno di significato a vanire.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti