Sirena libera
L’abito di piume che ti veste
è solo il tratto più elegante
del tuo volo.
Ti penso come i babilonesi,
mentre volteggi tra le esitazioni
del mio ottobre.
Tu che sorridi di illimite,
sgrani la meraviglia del qui noi,
sbigottiti eredi dei primi fotoni
scampati all’antimateria
in quel colpo di dadi, sorridente,
che ci ha accorpati
in queste galassie.
Ricomponi anche le mie
trecce di segni
fruscianti d’autunno,
briglie indecifrabili di destino.
Scendi tra le foglie rosse
di irrealizzato
e scompiglia la ventura
del prevedibile.
E viaggio sia l’ultimo canto,
da gabbia di mito
nuoto ardente d’aria
e fuoco bianco di memoria.
Gabriella Cinti
Critica in semiotica estetica della Poesia “Sirena libera” di Gabriella Cinti
Simbolica, la parola della Cinti apre infinità e meraviglia, dalla profonda regressione acquea inconscia all’aerea ed alata trascendenza melodica della sirena, nella sintesi degli opposti in un archetipo di morte e rigenerazione dell’identità. La poetessa cerca l’elargizione del senso alla nudità essenziale del segno, che riporti il caos al cosmo, a riscrivere libero il destino, rinascente dallo spazio bianco del supporto, all’ignea e alba relazione fra le parole, pullulante silenzio: infinita forma di possibile a venire dalla materia inconscia della verità.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti