Critica in semiotica estetica dell’Opera “Trono; simbolo di potere” di Giovanni Gambasin
Le luminose velature simboliche del Gambasin sfogliano l’infinito possibile di senso ulteriore. Chi regna appone su di sé il giogo della coscienza, il trono sostiene il peso della medesimezza seduta sull’assegnazione del ruolo sociale. Al contempo, un’etica della reggenza impone una ciclica rinascita di sé, che attinga al gesto ctonio, plurale, anonimo e giullaresco, per una domanda ironica alle profondità dell’inconscio. È la riformulazione di una diveniente risposta dialettica del riemergente principio di realtà: una rifigurata seduta stanziale, poiché la luce all’artista non è che il divenire inarrestabile dei colori in movimento.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti