Neve
Gelido il dumoso crinale
di orizzonti silenti
equoreo
come i tuoi pensieri invetriati.
Intorno è il dilucolo immobile
di un malpiglio di pallido fiato.
Sui monti,
ove s’assiepa fitta la bruma,
lo sguardo mareggia
su un cielo lapideo,
un silenzio arcano
spietato come una lama lucente
affila le trame imbiancate,
dentro la luce cinerea
una bellezza lucida
di chimera inerte,
ma quando i raggi
timidi di un sole schivo
fulgono come grani d’oro
sui tetti solinghi,
l’ignita valle
è un’ eburnea distesa
e un’aria pulita
accende le gote
di pallida brace.
È la pausa liliale
di un grembo etereo,
il pensiero algido
di un tempo sospeso.
Elisabetta Liberatore
Critica in semiotica estetica della Poesia “Neve” di Elisabetta Liberatore
Sonora e al contempo adamantina, la parola della Liberatore sospende il tempo nell’istante che abbraccia l’algore, solido e inerte, della prigione cosciente e l’ignea vampa, che discioglie il movimento, che libera l’emozione vitale di un’ardenza inconscia. La parola, con gentile fervore poetico, seduce l’oggettualità del mondo, a lusingarne il candore inesplorato, a meravigliare la sua illibatezza, per induzione al desiderio di sintesi al luogo umano del soggetto amante.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti