Se t’incontrerò…
Se t’incontrerò non chiedermi
chi sono, potrò solo dirti
che rifiutai la forma dell’acqua
versata nella terracotta.
Sono il mio vissuto algebrico,
nuvola che esiste finché
si possa scorgere nel cielo.
Non ha rivelazioni il piccolo,
vano universo destinato
a collassare nel nulla,
mi porto dietro il sacro piombo
del dubbio mai fuso,
ho dovuto con intemerato
spirito discernere tra
gli insolubili grani del crogiolo.
Mi è rimasto il cammino angusto,
senza i rassicuranti ponti
che immettono oltre la sponda
dei fiumi rapinosi di questo
fondo valle da guadare scalzo,
trattenendo il respiro.
Mi è mancato l’amico
a cui sommessamente parlare,
insieme seguitando il viaggio.
Non saprei chi dei due
abbia lasciato indietro l’altro,
per me sarebbe stato un dono
averlo accanto.
L’ho cercato a capo chino
tra mille orme sulla via maestra
che dal riverbero di luce
pur doveva essere la sua.
Se t’incontrerò non ti domanderò chi sei,
basterà un grido d’abbraccio
per capire che nessuno dei due
ha mai dimenticato l’altro.
Giuseppe Bianco
Critica in semiotica estetica della Poesia “Se t’incontrerò…” di Giuseppe Bianco
Scivola rapida la parola del Bianco, a figurare la condizione temporale, come fiume rapinoso, dell’umana finitudine, che tuttavia accetta la propria costitutiva mancanza ad essere, cui la verità si nega. Ogni uomo è eco che riecheggia il suono originario e coessenziale di un abbraccio perduto, che fonda un universo di senso. Il valore della vita è nel riconoscimento mutuale, nel dono reciproco, alla dimensione qualitativa inesauribile del racconto, unica identità non oggettuale dell’umano e segnico viandare, nell’attesa che all’abbraccio rifonde.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti