Critica in semiotica estetica dell’Opera “Partire” di Vito Fulgione
Il dolore statuario del Fulgione è la coscienza del partire, in quanto atto qualitativo e identitario inalienabile della parzialità segnica dell’uomo. L’uomo è parte, legata al senso etimologico di apprestare e di compiere, è ciò che è dato per partizione da un intero e che tende al superamento di sé, per la reintegrazione all’unità perduta. Vive la dimensione seconda e riflessa dell’illusione lunare, come la scrittura, che non è più e non è ancora musica, ma solo una segnatura grafica, una rappresentazione spaziale che non possiede il senso della composizione: solo la sintesi vivente della partitura cosmica restituirebbe la percezione dello strumento polivoco della verità.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti