Mi somiglia l’autunno
Mi somiglia l’autunno che finge
o forse prova davvero un’allegria
di colori rubati al sole che s’illude
della sua chiarità che s’annega
in ombre d’improvviso calate.
Il capriccio del vento sfida
la foglia ostinata che dipinge
sugli occhi il rimpianto mentre
si veste d’impossibili gaie tinte
a negare il grigio annodarsi
di pensieri, cirri vaganti
nell’inquietudine d’un cielo
che cede alla sera ammantata
di rosso nell’ultimo saluto
al giorno che si perde nel buio.
L’autunno insegue la chimera dei
passi di luce prima che si smargini
il quadro di colore del bosco sotto
una pioggia che piange un’estate
smarrita nei passi di foglie caduche.
Anche io inseguo bagliori ostinati
mentre abbraccio incipienti crepuscoli.
Gabriella Paci
Critica in semiotica estetica della Poesia “Mi somiglia l’autunno” di Gabriella Paci
Continua e naturale, la parola della Paci insegue l’ineludibile tensione a essere e disvela la stagione d’autunno come la condizione umana nel segno del fuoco, che arde e realizza in rubedo tramontante, un istante prima della reintegrazione indifferenziata alla terra, alla notte del sole, alla notte della coscienza, all’altra notte, che mortifica invernale. Il significante assottiglia, spoglio di orpelli, per una rappresentazione che quasi solleva, che approssima alla volontà ultima di verità. L’autunno è la solitudine dell’uomo, costituita di sinestesia: il tempo letteralmente arricchito, fra una pertinace coscienza e un inconscio incipiente.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti