Critica in semiotica estetica dell’Opera “Il respiro del tempo” di Enzo Crispino
La veduta fotografica del Crispino riesce a cogliere l’istante, che sposa la dimensione orizzontale e la verticale, la terra e l’aria nel respiro di sintesi, a reintegrare l’ombra del dolore e del distacco. È l’elevazione del profondo, per tramite dell’axis mundi, fra luogo umano e luogo spirituale, di un cipresso solitario. Il ritmico passo lineare di coscienza e di finitudine, posto in secondo piano, s’interrompe, per l’istante eterno di sublimazione della vita, che partecipa dell’anima del mondo, al dono di senso del tempo ritornante.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti