Critica in semiotica estetica dell’Opera “Tempus Fugit” di Claudio Limiti
L’impressione fotografica del Limiti tenta l’afferramento del tempo lineare, che corre via irreparabilmente. Eppure, in questo stesso vanire è lo sfoglio degli istanti, che la sinestesia della memoria può ripetere infinitamente, presentificando e rinnovando il trascorso, perché il tempo oggettivo dell’uomo non si allunga, ma si allarga all’immaginazione.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti