Critica in semiotica estetica dell’Opera “Gli invisibili” di Sabrina Trasatti
La scultura in filo di ferro, terracotta e specchio della Trasatti è dedicata all’identità quale valore inalienabile, nonostante l’inaccoglienza dell’alterità, fra la medesimezza dell’identificazione esiliante e la possibilità sempre aperta dell’ipseità narrativa dell’arte. L’identità è materia di costrizione e al contempo di resilienza, che trova nel paradosso della condizione stessa di prigionia il paradigma della libertà d’immaginazione, che è rifigurazione di sé e della propria vita.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti