Di nuovo qui

Di nuovo qui, ma non sono stanco,
né, sai, mi sono arreso al tempo
che mi allontana, crudele,
dal dolce ricordo di ieri.
Qui davanti, la tua mano
tracciava tremuli solfeggi,
muoveva pollini e farfalle.
Vedi, c’è ancora il tuo profumo,
da respirare; la quercia sa,
e tace.
Di tutto ciò che abbiamo visto
noi, da questa scura panchina,
resta nell’aria una debole
traccia, e la tua ombra sorride.
La brina, la pioggia, la luce
del sole, poi un lampo veloce.
Qui torno, e cerco di te,
poi abbraccio il dolore,
invano inseguendo
il tuo odore, cercando
la pace.

Luigi Mattioli


Critica in semiotica estetica della Poesia “Di nuovo qui” di Luigi Mattioli

Musicale, la parola del Mattioli non arrende la tensione del dire all’oggetto d’amore perduto. La ripetizione analogica cerca nella sinestesia la presentificazione dell’origine. La melodia di un profumo resta, resta il movimento nell’aria, l’archetipica scia del desiderio, il volo di polline dell’immagine come la messa in opera della verità, che rinasce. È questo il grembo di perpetuazione che può superare il dolore della finitudine nel valore delle relazioni, in metafora dell’eternità.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti