Ironia della morte

Quando un Sol di vento mi soffia in faccia
una luce turbinante e tempestosa,
su pelle scabra, senza lasciar traccia
dell’eco sua madida e appiccicosa,

nei miei occhî anche vedo gli echi buî
della vita piú sciatta e trasandata,
che visse quell’omuncolo che fui,
fin da quando nel mondo fu gettata.

Della luce, la tenebra è l’eco,
come il riverbero lo è del suono;
perciò ugualmente, vede in sogno il cieco
e si comprende il lampo solo dal tuono.

Cosí, anche è la morte per la vita,
quando ormai ridotto l’ego a un corpuscolo,
non può piú opporre una mente impazzita,
al dorato sussurro del Crepuscolo.

È allora che si può intendere il Verbo;
perché fa parte dell’umana sorte,
che ciò non avvenga se il cuore è acerbo.
Potrebbe dirsi “ironia della Morte”.

Andrea Di Massimo


Critica in semiotica estetica della Poesia “Ironia della morte” di Andrea Di Massimo

La parola ironica del Di Massimo celebra la condizione umana di distanza, di mancanza ad essere. L’uomo è fenomeno paradossale iscritto nella parola, che trascorre assentandosi. Gli echi figurali ripetono la dimensione segnica ed analogica diveniente dell’impossibilità di essere e di sapere, poiché l’uomo solo si realizza al significato nel suo essere per la morte.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti