Tempus manet
Tutto quello che resta della mia vita
è il tempo. Tempo che ramifica nel
tempo, insemina la carne,
infuria negli ipogei della mente,
gli stessi che il giorno lenisce
d’inganni quieti e certi, certi
come la vita che è trascorsa,
come la vita che trascorre.
È il tempo stagione dell’animo
perpetua, nell’effimero gorgo di
azioni e mutamenti, di incontri
e di addii, nostra terra di riporto
a stemperarne le orme salde
e aspre d’infaticabile destriero.
Ma nel volo dei giorni non fugge
né allenta la presa:
sta, spia, insidia, come radice
che da crepacci di abissi aerea rinserri
in fulmineo cappio il piede.
E noi qui, indumenti del destino,
un cambio dopo l’altro a propiziare
nuove finzioni e nuovi clamori
mentre inenarrabile, colpo a colpo,
dai sagrati del cielo,
tempus manet.
Angela Ambrosini
Critica in semiotica estetica della Poesia “Tempus manet” di Angela Ambrosini
L’igneo lucore adamantino della parola dell’Ambrosini scolpisce e rifulge nelle facce del tempo, supporto primo e inconoscibile di ogni forma, che dipana la sua permanente impermanenza, essere ineffabile al divenire, silenzio che abita la parola. L’uomo s’inscrive nel ritmo rettilineo e inciampato del dire, nella ripetizione analogica del transito trasfigurato, sempre in metafora, che traduce, che letteralmente tradisce il tempo che resta.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti