L’inganno della luna
C’è una notte che m’aspetta
e, al di là di una foschia intensa,
un appuntamento a stancarmi gli occhi.
Arresa a una stazione distratta
che non sa più far di conto
dei tanti treni ormai passati
bramo miope l’immagine fugace:
quel riflesso che fugge il passo
di chi parte o arriva estraneo
e si fa sciame a ronzarmi intorno.
Sferraglia il pensiero
l’acciaio in fuga dei binari
e nella calca,
che di nuovo m’accerchia e stringe,
una galleria al buio
è il viaggio del mio sguardo
là dove allo stridio della rotaia
è assurdo chiedere le parole di un saluto.
Alza la voce il vento
e un brivido si concede all’illusione,
mentre è l’inganno della luna
a ridarti un volto
anche se non sei nell’ora a farti tempo.
D’inverno si sta nella nebbia
a giocare con le ombre
trafelati da un raggio di luce
in una stagione di bocche chiuse.
Solo l’attesa ha fiati di foglie morte
in un discorso di rami spogli
e quel dolce indugiare assorto
è resurrezione delle labbra.
Loretta Stefoni
Critica in semiotica estetica della Poesia “L’inganno della luna” di Loretta Stefoni
Brulicante di luoghi, a trovare tempo oltre il tempo, la parola della Stefoni specchia la condizione riflessa, lunare dell’umano, la dimensione illusoria del segno, che instancabilmente rimanda ad una verità altra ed impossibile, eppure così presente alla sinestesia dei sensi. Il ritmo è secondo, fermo al saluto della perdita il presente è stazione di transito, nell’intenzione di un’attesa al segno di un irrealizzabile ritorno, è l’umano costitutiva distanza e al contempo basciante primavera di un invernale assenza.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti