risacca
questa sublime voglia di dormire
questo accordo di luce
suonato da un violino nella mente
cullato da un affetto
che porta lentamente alla scogliera
scintillio d’onda
quando la luna ama
muovendo le sue forme sopra il mare
ed un sospiro lento
allarga lentamente le sue labbra
lucida frenesia
sommessa voglia di confondersi
con l’assurdo che viene
abbracciato al brivido che gode
un attimo di anni
incoscienza celata alla paura
faro inutile
per il naufragio immerso nella notte
vorrei dire torniamo
ma poi
uno scoglio si arretra
un’onda muove il volto trasparente
un cielo sconosciuto
sublima lentamente l’abbandono
Stefano Zangheri


Critica in semiotica estetica della Poesia “risacca” di Stefano Zangheri
Onirica e abissale, la parola continua dello Zangheri lascia profondare lentamente la rêverie immaginante all’elemento acqueo dell’inconscio, che apre i confini della parola al suono, all’abbandono del tono muscolare, all’emozione estesa della sinestesia dei sensi, che risucchia indietro la memoria all’immemoriale. E dal movimento riflesso di una luna-Afrodite sulla superficie che declina e differisce, si rivela il marino grembo oscuro di un’Ecate abissale, il nero chasma, la gola che naufraga il desiderio della vita e consegna al piacere nel destino di morte. Il coraggio del poeta di sospinge in questa discesa iniziatica, volta ad una paradigmatica rinascita trasfigurata.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti