Critica in semiotica estetica dell’Opera “La Volontà di Diventare” di Natalia Mancini
Il soggetto identitario della Mancini è al paradosso della volontà di essere e alla triste coscienza di una costitutiva mancanza ad essere, la cui apertura realizzativa allo sfondo del ricetto grembale della terra è atto di fusione essente all’inconscietà della natura. Il corso esistenziale dell’artista si gioca così tutto entro il movimento diveniente di volontà, in un ‘volo ergo est’, alla forza atlantica, che solleva il peso della coscienza in un atto trasfigurate di senso. Al cerchio in eterno ritorno dello sguardo dell’arte, si ricrea infinito lo spazio di libertà dell’uomo.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti