Critica in semiotica estetica dell’Opera “Testa memoria di un mito” di Luigi Rabbai
Epifanie di archetipi, le sculture del Rabbai risalgono indietro nel tempo, incantato dai cerchi ritornanti delle lignee venature della vita, al primo passaggio dall’inconscio alla coscienza, dalle sonorità emotive ed intime del silenzio memoriale, alla parola del mito paradigmatico, che muta l’esperienza in figura sapienziale. Mnemosyne è la memoria del ritorno a un’origine, mai spiegata, tuttavia colta abissalmente fra i cerchi di un luogo atemporale. Allora l’uomo non è che il proprio racconto di un unico inudibile canto universale tornante, che, fra memoria ed oblio, è sogno notturno che abita la luce della parola e la sorregge, perché ogni esistenza sia il nodo di una madre materia radice.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti