La frescura
Silvestre, pel giardino, un lucore
novo spandeasi dai lilla paonazzi
delle cime fiorite, e tu, liquore,
su le mie labbra, folgoravi di sprazzi
bigi e turchini vivi, come rami fioriti
di seta cangiante e viva. Di Babilonia
i salici stavano cheti e arricchiti
del fulgore di madreperla d’Eliconia:
una vita mobile, di pianto arboreo,
che in quella selva delicata lionava
il tuo corpo nell’oro morente, aereo
ritratto di una visione maliosa, immota
incantevole e senza realità di sogno
piena di quel sogno che m’innova.
Leonardo Rossi
Critica in semiotica estetica della Poesia “La frescura” di Leonardo Rossi
Sensuale e sublimante al contempo, la parola amante e vivida del Rossi celebra il connubio del molle e seducente ricetto dell’ombra con la luce ignea e obriza. È la rêverie profonda che accoglie dal corpo della donna al grembo della natura, per il tramonto e la palingenesi della coscienza. La giovinezza aspersa d’umori si riconosce nell’archetipo dell’acqua limpida, fonte della poesia, struggimento liquido e ardente della forma al sentimento, malia di una totalità connaturata, nella malinconia del ritorno all’origine, che la finitudine molce e rinnova.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti