Il suono delle scavatrici
Il suono delle scavatrici,
è come un russare di città,
un rimosso artigliato,
un lento maquillage d’asfalto
che batte pneumatico
i lampi arancioni
di uniformi catarifrangenti.
È ricorrente incubo
d’aduso che prende forma di rotonde
o aiuole ornamentali,
ma che non cancella,
se non all’occhio,
lo squallore quotidiano
in cui si è stati, forse,
più veri tuttavia.
Alessandro Izzi
Critica in semiotica estetica della Poesia “Il suono delle scavatrici” di Alessandro Izzi
Ironica e dalla sagacia penetrante, la parola dell’Izzi rappresenta la dialettica umana fra apparenza e verità. L’uomo è aduso alla mendacia, a seppellire l’ombra della parte umana troppo umana nell’inconscio, per un cammino inflattivo verso la luce. Eppure, il suono delle scavatrici è già un nietzscheano latrare di cani selvaggi nel sotterraneo e i lampi delle uniformi sono già ridenti farfalle nella caverna: lo scotoma è breve, presto il rimosso rivendica la luce della coscienza, che mostri il deplorevole squallore del volto, dietro il bistro della maschera.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti