Penelope

Ho un oggetto sul mio comodino
che mi ricorda di esser stata Penelope,
paziente tessitrice, sotto la luna lucente
e il canto delle foglie.
Ho una penna sul mio cuscino
ricordo, di quando ero vestita di piume
ora sono nuda e tutta la mia carne
spenzola agli uncini del dolore,
grondano d’inchiostro le parole appese,
uno spargimento del crisma della commozione.
Ho ancora parole chiuse nel petto,
e la voce postuma della Musa.

Agata De Nuccio


Critica in semiotica estetica della Poesia “Penelope” di Agata De Nuccio

Ieratica, la parola della De Nuccio è sacrificio, nel rituale di un sacramento solenne di perpetuazione d’amore, che supera la contingenza nella relazione memoriale all’immemoriale. Penelope è simbolo di attesa nella lontananza, quale messo alato del divino, cuce e scuce, fra apparenza dell’ente, lunare e seconda, e verità dell’essere, che il vento, anima del mondo, sussurra fra le foglie. Nel senso fluido e sanguigno delle parole orfiche recise è la commozione, che letteralmente muove insieme ogni cosa, che continua a cantare all’intero.

Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti