Critica in semiotica estetica dell’Opera “Ipazia” di Stefania Fienili
La scultura in alabastro, letteralmente vaso per unguento, è il luogo archetipico della donna per la Fienili che, in trasparenza di verità, apre al legame armonico al mondo, alla deità. L’artista celebra ed eleva il valore della libertà di vita dall’angusta prigionia segnica identitaria, per l’infinità essente di un’ontogenesi, indissolubilmente legata alla dimensione metaindividuale della filogenesi e della nascita del cosmo, imagines di un inconscio collettivo, oltre le differenze e le culture. Ogni rinascita è così frammento d’immemoriale, che attinge alla storia universale del vivere e l’identità è abbraccio sostanziale alla relazione, nel divenire dell’essere, aperto al racconto e al riconoscimento. La donna è potere regale di generatività, quella diretta della filiazione e quella indiretta del significato: oltre la morte della forma, è rinascita di vita e di sapere, è grembo e sguardo eterno inesauribile. Il luogo femminile è il luogo aurorale, nello sfoglio della visione, per una sempre nuova e diveniente forma sapienziale di sé e di mondo.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti