Critica in semiotica estetica dell’Opera “Inverno” di Vida Praznik
Glaciale e bruciante, il luogo invernale della Praznik congiunge gli opposti di luce e d’ombra, di fuoco e d’acqua, di coscienza ed inconscio, in un abbraccio sintetico e coessenziale di catarsi, ove tutto si riversa, molteplice nell’uno. L’artista affida la rinascita della vita al rituale del grembo universale della terra e al tempo circolare delle stagioni, che trasmuti la nigredo della finitudine umana, in albedo della primavera di coscienza. La stagione è letteralmente la stanza seminata del legame profondo, del luogo umano al luogo naturale, per il superamento del tempo lineare della perdita, per una rêverie di stelle terrestri, perché sia l’eternità l’oggetto di un sogno, tutto umano, a densità infinita.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti