Critica in semiotica estetica dell’Opera “Canto Rosso (e fuga)” di Mauro Raiola
La composizione prospettica delle velate campiture pittoriche quadrangolari del Raiola configura l’intenzionalità dell’uomo, che, nella necessità della figura segnica, ripete il principio nel tempo ritmico di Chronos, ponendo la vita in un accentus, letteralmente nel movimento tragico esistenziale di un canto orfico: è il movimento di mancanza e nostalgia di completamento dell’uomo. È un divenire in fuga alla memoria immemoriale di un’origine intatta, senza tempo, per la trasfigurazione della morte in una poesia di libertà, in aurora di vita. Il ritmo è eterno ritorno dell’archetipo, nella dialettica figurale dell’arte dell’uomo, che letteralmente l’inerte recisione ricompone e ravviva.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti