Critica in semiotica estetica dell’Opera “Ero e sono” di Sibilla Fanciulli
La sensibilissima scala di grigi della Fanciulli canta la sinfonia in glissando della condizione effimera ed essente della bellezza. La tradizione giapponese esprime la poesia del tempo ultimo, quando l’apparenza sfiorisce accresce il respiro universale della bellezza. Qui l’uomo si approssima alla verità animistica della continuità del molteplice unitario. L’introspezione filosofica della caducità della bellezza inscrive ogni forma in un disegno frattale d’armonia. Eppure, il flusso dell’impermanenza si trattiene, sulla soglia memoriale, nell’impronta identitaria del transito, al lucore del senso, che risorge e reifica l’umbratile perduto.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti