Critica in semiotica estetica dell’Opera “Metropolis” di Marzia Giacobbe
L’edificazione metropolitana della Giacobbe raccoglie un precipitato degli atti dell’accadere umano, quasi fosse il derma sensibile dell’amplesso della città. È un fotogramma di sintesi del viaggio di vita, che esprime il passaggio dall’oggetto alla relazione della parte al tutto unitario. Il tempo è tattile, materico, a concentrare tutta l’estensione della durata nell’intensità atomica dell’istante risultante, in sinestesia dalla forma, al rumore, all’odore, al sapore, al movimento, che convogliano in elementi portanti della struttura identitaria. Si condensano le spazialità, che cimentano architetture e geografie anatomiche: è l’eccedenza instante della città, lungo l’itinerario labirintico, che mesce, nel bene e nel male, la pelle umana alla pelle delle strade.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti