I tuoi vestiti addosso
Di nuovo qui, mia nostalgia di seta?
Di spalle alla finestra e a tanto andare
sai, cercavo il filo rosso di una vita
sfuocato dal riflesso del tuo sole…
Ma no, non l’ho smarrito,
l’ho speso tra le dita
a foderar fiducia in tasche vuote
e a rammendar pazienza con spole di parole
sui panni bistrattati di chi è rimasto indietro.
Perché so cosa si prova ad aver la stoffa giusta
e a non esser di misura
fare i conti con sé stessi, cercarsi e non trovarsi,
e veder solo i punti lenti di un’eterna imbastitura.
Saper di non bastarsi, toccarsi e non sentirsi,
con un cuore che ti ingombra, fino alla cintura,
di una vita troppo stretta per amarsi un po’ di più.
Magari, scivolando, tra le pieghe dei risvolti
ricorderai di me, e del mio tempo – chino –
a ritagliar, sul tuo domani, l’abito migliore…
di queste mani accorte, prone sulle tue,
a vellutar gli strappi sul tuo petto
con scampoli d’orgoglio e dignità.
Ho ancora i tuoi vestiti addosso,
sogni smisurati e scarpe strette
dove entravo anch’io, con te.
Storie di filati che non saprei portare
di cui mi resta il segno e la malinconia,
come quando cresci un figlio
e poi, lo vedi andare via.
…che, forse, il mio destino, è dispiegar le tessiture
di chi non mette orpelli sul coraggio e l’umiltà…
lasciare un po’ di me, sul filo delle mie impunture,
felice di sapere che il mio ago, adesso, è il tuo.
Alessandro Inghilterra
Critica in semiotica estetica della Poesia “I tuoi vestiti addosso” di Alessandro Inghilterra
La parola dell’Inghilterra è abito, peirceana modificazione di coscienza in fieri. È dono mutuale di racconto, in una sempre nuova tessitura della visione unitaria e impossibile della verità errante. L’espressione è punto dell’arazzo in divenire, un nodo di forma e di parola: il riflesso di una storia di sé e di mondo, che ritesse il vivere dal proprio punto di vista. Trama si diviene nell’intreccio ordente dell’altro.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti