Intrecci
Là,
dove l’onda,
cadenzando il passo,
morbidamente
plana e s’acquieta,
sconfinati orizzonti
sofficemente sfumano,
modulando i tratti,
vaghi,
ovattati,
vitrei
del vuoto.
E intorno è quiete.
Solo il continuo rimestìo dell’acqua
sulla battigia,
la carezza dell’aria,
tenue,
sfuggente,
la melodia dei suoni.
Candidi intrecci, ampi, avvolgenti.
Palpiti erranti.
Ebbro,
smarrito,
tra le rocce altère
spazia e s’immerge
il tremolìo dell’eco.
Giovanni Guaglianone
Critica in semiotica estetica della Poesia “Intrecci” di Giovanni Guaglianone
Fra l’infinito e l’infinitesimale echeggia la parola del Guaglianone, a rappresentare la dimensione seconda, effimera e transeunte dell’uomo, nel tremolio del divenire, che profonda nei silenzi ignoti dell’essere. Solo nell’intreccio di sé all’altro da sé è al poeta la propriocezione, nel chiasmo dei sensi, che salva l’istante dal perdersi.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti