Il filo rosso
Mostruosa vergogna dalle volute scure,
assorta tra i papaveri del sonno:
la tua prisca bellezza mi commuove,
mi agita il tuo splendore di bestia.
Eccomi.
Sono venuta a prenderti,
seguita da un filo rosso,
memoria sulla polvere a ogni passo.
Bandito da Cnosso,
scalpiti selvaggio tra le pareti rupestri;
tendi il niffo bruno alle alte geometrie,
al cielo vuoto in tuo possesso.
Febbrili sono le tue danze pesanti;
tracci ombre di luna tra gli zoccoli,
consumate speranze tra i meandri.
Sono qui, in dono, al prodigio di Creta:
un amore arcaico mi incatena
alla tua solitudine.
Seguimi tra i dittami di Candia,
lontano dall’aurora.
Non aver paura.
Le distese egee ci attendono
affrancate dall’implacabile vento.
Ho offerto in pegno al Meltemi il mio cuore,
per renderti libero, amato Asterione.
Francesca Supplizi
Critica in semiotica estetica della Poesia “Il filo rosso” di Francesca Supplizi
La parola simbolica della Supplizi celebra la volontà attiva della rinascita di coscienza, che non rimuove l’inconscio ma lo libera, lo reintegra nel cammino di conoscenza. Il filo rosso del senso è un processo individuativo, per un descensus ad inferos che riconduce sulla strada del ritorno alla luce. La visione dedalica della poetessa è una sospensione apotropaica, una visione superna e sapienziale.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti