Il fascino discreto dei silenzi
All’ansa del sentiero,
dove inizia lo sbalzo dei gradini,
ci accolgono uniformi pennellate
di povere case
allineate a schiera
(barriera estrema all’assalto del bosco)
coi muri intrisi di muffe e umidità,
ingrigite dal fumo e dall’incuria
e senza fiori sopra il davanzale.
Ciò che via via compare
è un susseguirsi di tetti sporgenti
con grondaie contorte e arrugginite
dalle piogge
e dalla furia dei venti.
Anguste finestre di malinconia
s’affacciano su viottoli sconnessi
col muschio abbarbicato ad ogni pietra
e cumuli di foglie imputridite.
È un borgo di montagna,
ormai quasi da tutti abbandonato,
dove solo pochi vecchi ostinati
stanno aggrappati
all’intimo sapore
che gli anni hanno impastato
col tepore dei fuochi nel camino
e il fascino discreto dei silenzi:
nell’arcano destino della vita.
Fabiano Braccini
Significazione critica della poesia “Il fascino discreto dei silenzi” di Fabiano Braccini
La tela poetica del Braccini, in una profonda semplicità, apre l’apparenza ad una sapiente fenomenologia semantica. Dopo ipotetici anni dimentichi in luoghi di fragore e luce, la vecchiaia “di malinconia” ritorna il cammino alla provenienza inconscia, “all’assalto del bosco”, “all’ansa del sentiero”, alla curvatura che il cerchio chiude, dentro “povere case”, “contorte e arrugginite”: è spoglia dell’avere perché essente, incurante dell’apparire per guadagno dell’essere. Saggio è solo colui che assaggia, sapiente è invece chi assapora “l’intimo sapore” delle cose al senso, al valore, per tornare al silenzio come all’essere che precede la scelta parziale, traditrice, rinunziante della parola, a cui la parola, per necessità, torna.
Presidente Fondatrice,
Prof.ssa Fulvia Minetti